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BAKARY: LA MIA FAMIGLIA

Bakary

Mi chiamo Bakary e sono nato in Gambia 32 anni fa. Ricordo quando da bambino mi alzavo al mattino per andare a lavorare nei campi di arachidi e non vedevo l’ora di tornare a casa per mangiare il riso col pollo preparato da mia mamma che era veramente squisito. In vita mia non ho mai fatto una vacanza e nel poco tempo libero andavo con la mia bicicletta a esplorare l’ambiente attorno casa. La mia famiglia era molto bella ed è composta da me, mia mamma, mio fratello e mia sorella. Mio padre è morto presto e poco dopo la sua scomparsa sono dovuto partire per l’Italia passando per la Libia.

La traversata del Mediterraneo l’ho fatta d’inverno. Avevo pochi vestiti con me e faceva un freddo che spezzava le ossa. Arrivato in Sicilia nel 2014 sono stato bene accolto. Da lì mi hanno spostato a Bologna dove si sono presi cura di me, perché purtroppo la mia salute non è buona e ormai sono solo al mondo.

Prima del Ramadan dello scorso maggio è morta mia mamma. Per me è un dolore straziante, un affetto che mi mancherà per sempre. Niente è più stato come prima da allora. In quel momento non ero qui, ma tempo prima avevo deciso di spostarmi al Sud per lavorare i campi. Mi sono ritrovato a vivere nelle baracche con centinaia di persone, tutti ammassati a terra. Ci hanno sfruttati, spesso non ci pagavano, non avevamo nessun potere, neanche sulle nostre vite. Sono rimasto lì da solo, senza prospettive, disperato e in condizioni igieniche vergognose… tant’è che mi sono ammalato e ho rischiato la vita. In un momento di profonda disperazione mi sono ricordato che io una famiglia qui la avevo ed era in via dei ciliegi 6 a San Lazzaro di Savena.

Dopo due anni tra sfruttamento, pandemia e disperazione mi sono presentato di nuovo in Comunità per chiedere aiuto… e lì ho trovato molte cose cambiate… ma non l’affetto che avevano per me, la felicità di rivedermi e poi c’erano anche delle mie foto alle pareti! Non si erano dimenticati me, come io non mi ero dimenticato di loro.

Mi hanno detto che ero molto deperito, io che sono già debole e magrissimo, si sono preoccupati nel vedermi così fragile. Allora mi hanno portato dai dottori che hanno detto che ero lì per miracolo, infatti vivere in quelle baracche mi ha rovinato la salute e adesso, dopo un primo ricovero d’urgenza, dovrò affrontare degli interventi molto delicati.

In questo momento il mio sogno è lavorare in una agenzia di pulizie per risparmiare i soldi e tornare in Gambia dove potrò forse essere felice con la mia famiglia. Spero che le mie condizioni di salute me lo permetteranno.

(Testo raccolto da Fabio Tolomelli, con la supervisione di Francesco D’Errico. Foto di Luca Capponi)

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