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IGINIO: DI FRONTE A UN BIVIO

Simone Martinetto

Sono Iginio, anche se i miei genitori volevano chiamarmi Idillio, ma il parroco non ha voluto battezzarmi con questo nome perché non c’è alcun Santo con questo appellativo. (Per fortuna!)

Sono l’ultimo di otto fratelli e a cinque anni sono arrivato da Padre Marella accompagnato da mio papà che è rimasto vedovo quando avevo solo un anno. Quindi ho avuto due padri. A dieci anni di fronte al bivio: continuare a vivere nella grande famiglia di Padre Marella o tornare da mio padre nella mia famiglia naturale. Scelsi il Padre, come chiamavano tutti don Olinto Marella. Ci aveva trasmesso tutto quello che serve per diventare uomini autentici e buoni cristiani.

Non so il perché di questa scelta: forse per l’affetto e l’educazione che mi offrì, forse perché mi sono sentito abbandonato da mio papà, ma alla fine scelsi di restare all’interno della nuova grande famiglia. Sta di fatto che quella fu l’ultima volta in cui vidi mio papà che morì poco dopo a causa di un incidente in bicicletta.

Da allora un forte senso di colpa mi attanaglia, forse se mi fossi comportato diversamente l’avrei fatto felice… o le cose sarebbero potute andare in altro modo.

Comunque, il Padre ci ha insegnato l’amore per la vita e a essere perseveranti in questa. E così dopo brutte cadute, come la morte dello stesso Padre, quella di mio figlio e di mia moglie… mi sono sempre rialzato.

Tutte le sere non posso fare a meno di pensarli e dedicargli una preghiera, ma è qui nella Chiesa della Sacra Famiglia, in via dei Ciliegi, che posso essergli fisicamente vicino e posso parlargli. Per tutti noi, i suoi bambini, è stato più di un genitore, è stato il Santo. E guai a chi lo tocca!

(Iginio Olivieri; a cura di Fabio Tolomelli, con la supervisione di Francesco D’Errico;
foto di Simone Martinetto)